La soluzione per far convivere all’interno dell’azienda le due realtà è l’introduzione di un piano di welfare orientato all’engagement delle persone e tarato sui loro bisogni specifici.
L’organizzazione in questo modo, si avvicina maggiormente al singolo, creando una cultura di supporto esterno e lavorativamente stimolante.
Sembra così semplice! Il benessere migliora la produttività.
2. Apprendimento e formazione continua.
L’organizzazione che sceglie di investire sulle sue persone per uno sviluppo continuo, ha la possibilità di crescere sia moralmente che finanziariamente e questi due concetti sono uno la conseguenza dell’altro.
Un programma di formazione ben costruito, è studiato combinando gli obiettivi aziendali con le aspirazioni di carriera dei singoli. Così facendo tutta l’organizzazione lavora verso la stessa direzione, perseguendo gli stessi obiettivi, approfondendo ognuno skill differenti e specifiche che conducono all’aumento della soddisfazione lavorativa. Durante il percorso di consolidamento, nelle singole persone maturano sentimenti di apprezzamento e considerazione, che si esplicitano in una maggiore fiducia nei confronti del management e in un grado più elevato di engagement. Il lavoratore così motivato, sa di poter contare sulla propria organizzazione in qualsiasi momento e per qualsiasi problematica, sa di vivere in un ambiente sicuro e onesto, sentendosi valorizzato ed apprezzato dagli investimenti fatti su di lui.
Il futuro si costruisce insieme.
3. Work-life balance.
Il benessere della persona è uno degli argomenti centrali per lo sviluppo di una cultura aziendale positiva, coinvolgente ed inclusiva.
Cosa comprende il benessere lavorativo?
Si tratta di iniziative volte al sostegno dell’equilibrio casa-lavoro e a migliorare il potenziale attivo della persona nel momento in cui si trova sul suo posto di lavoro. Sono compresi anche piani focalizzati sulla salute mentale e finanziaria, oltre alle soluzioni di benessere fisico.
Molte organizzazioni, le più “illuminate”, sono coscienti che lo stress sul posto di lavoro possa influenzare la produttività aziendale, aumentare l'assenteismo e avere ripercussioni negative sulla salute. Per questo motivo hanno aumentato il budget destinato al benessere delle persone, concentrandosi su iniziative di benessere emotivo quali per esempio workshop sulla gestione dello stress e mettendo a disposizione sale apposite per momenti di meditazione (mindfulness).
Il passo successivo consiste nella conciliazione degli impegni di tutti i giorni che abbiamo esternamente, con la vita lavorativa: il work-life balance. Un’azienda che sostiene le sue persone non può tralasciare gli impegni familiari di ognuno. Il tempo è il centro di tutta la nostra vita, corriamo continuamente, la smania e la frenesia delle attività sono ormai all’ordine del giorno.
Non è più possibile considerare la flessibilità della vita aziendale come un bene di lusso, è necessario considerarla come un punto centrale all’interno del piano di welfare realizzato ad hoc per ognuno di noi.
Famiglia, salute, risparmio, time saving e smart working sono temi fondamentali su cui vale la pena soffermarsi e a cui è dedicata energia e consapevolezza all’interno di ogni nostra proposta di welfare.
Ricorda, l’azienda è fatta di persone.
4. Comunicazione.
Ognuno di noi desidera far parte di qualcosa di più grande, vuole essere ispirato e ascoltato. È indubbio che il lavoratore si senta maggiormente compreso e considerato se la comunicazione interna con i colleghi e con il management è aperta e sincera.
Una delle prime cose che ci insegnano quando siamo piccoli è comunicare con gli altri, farsi in qualche modo comprendere, fino a diventare così bravi da poter mettere insieme delle frasi ed interagire gli uni con gli altri. È una delle abilità migliori e più rilevanti che possediamo e, in base al livello a cui siamo arrivati dopo anni di esperienza, potremmo quasi inserirla all’interno del nostro Curriculum Vitae sotto voce "soft skill".
Se davvero è considerata un’abilità così importante, perché non viene sempre sfruttata al massimo del suo potenziale?
Il Secondo Dossier Eudaimon-Censis relativo allo studio sull’efficacia della comunicazione in azienda tra dipendenti e management approfondisce il tema.
Il punto saliente di questa analisi evidenzia un gap considerevole tra le informazioni detenute dai lavoratori rispetto a quanto conosciuto dai piani alti.
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Tutti noi sappiamo quale strategia sta portando avanti la nostra azienda?
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Siamo tutti a conoscenza degli obiettivi di medio-lungo termine?
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Siamo tutti al corrente di che cosa si intenda per welfare aziendale?
Accade ancora troppo spesso che il flusso di informazioni sia distorto, alterato, bloccato, quasi come si volesse giocare al telefono senza fili. In molti casi, però, non viene utilizzato nemmeno un cordless.
Secondo l’analisi solo circa il 18% dichiara di essere a conoscenza di che cosa sia il welfare aziendale mentre il 58,5% dice di poterlo descrivere a grandi linee. Queste percentuali sono sicuramente troppo basse.
Questo fenomeno ha un impatto indiretto sul grado di engagement del dipendente, inteso come sentimento di appartenenza e tipologia di rapporto con l’azienda.
La comunicazione deve essere una priorità.
Beh, ecco, se mi posso permettere, spesso il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia a lavorarci. E allora può diventare qualcosa di infinitamente più grandeAdriano Olivetti
È davvero utopica la creazione di un mondo all’altezza delle necessità di ognuno di noi?
Siamo sopravvissuti a guerre e gestiamo catastrofi naturali, studiamo in continuazione passando da università, master e dottorati; siamo addirittura atterrati su Marte.
Le cose più semplici, quelle che si trovano di fronte a noi, sono sempre quelle più complicate da riuscire a vedere.
